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dic 04 2007

Luigi De Canio punta alla alla “Pole Position” con i soldi del “Gran Premio”.

E’ questo il titolo di un lungo articolo dedicato al nostro allenatore apparso oggi sul TimesOnLine.
Eccone la traduzione (più o meno fedele ^_^):
 
E’ lunga la strada che separa Matera dallo Shepherd’s Bush, ma il cinquant’enne Luigi De Canio ha scelto di fare questo viaggio ed adesso deve risollevare i QPR dal fondo della classifica della Champioship.
I soldi dovrebbero esserci, visto che la società è stata rilevata da Bernie Ecclestone, il plutocrate della Formula 1, e da Flavio Briatore, altra forza trainante del circus.
Alcuni scettici hanno messo in dubbio i reali fini dei due boss della Formula 1, ma l’entusiasmo fin’ora mostrato da Briatore sta facendo ricrederne molti.
Tra la piccola città del sud italiano di Matera e la metropoli londinese c’è un abisso. Ricordo (parla l’articolista n.d.w.w.) di averla visitata cinquant’anni fa e di aver frequentato il Sasso Caveoso, dove alcuni uomini vivevano nelle cave.
De Canio, uomo di fascino e modesto, insiste a dire che da allora Matera ha fatto molti passi in avanti (grazie al piffero, razzista di un giornalista!). E’ dalla squadra locale che l’allentaore ha mosso i primi passi in sordina.
Come allenatore non è mai stato un Marcello Lippi o un Fabio Capello, ma è stato chiamato alla guida di importanti squadre in declino a cui ha saputo dare un ottimo gioco salvandole dal fallimento sportivo. E’ l’uomo giustro per questo duro lavoro ai QPR.
Il suo metodo di allenamento si basa sull’integrazione tra i suoi principi e il modo di lavorare dei giocatori della sua squadra. Questo metodo è stato molto apprezzato dai giocatori inglesi che hanno risposto in maniera positiva.
De Canio ha detto che deve ringraziare i giocatori per il grande impegno profuso in allenamento e per la cooperazione "nel lavoro che ho proposto loro".
Non c’è, insiste, grande differenza tra il calcio inglese e quello italiano: "il calcio inglese ha dimostra un grande agonismo, combattività ed un ottima tecnica". Conseguentemente: "la palla è spesso in aria". Questo grande agonismo e l’alta velocità di gioco espone al rischio di frequenti errori, ma non è un difetto: è una caratteristica.
 
De Canio descrive la sua terra di origine come "un paese di contadini, di gente molto semplice che tale è rimasta nonostante la modernizzazione".
Ha iniziato a giocare "come tanti: per le strade. Non c’erano tante macchine allora. Giocavamo ad ogni ora del giorno". A 16 anni è stato ingaggiato dal Matera, in Serie C1, come difensore e centrocampista. Con il Matera, dopo qualche anno ha raggiunto la serie B, ma il suo desiderio era quello di allenare "per trasmettere ad altri le lezioni che io avevo imparato".
La strada non è stata facile, ma De Canio è sempre stato contrario ai compromessi ed ha sempre pagato salato i prori errori. A 29 anni ha iniziato la sua carriera come allenatore-giocatore col Pistilli, una squadra dilettante, e poi si è dedicato alla carriera di allenatore professionista esordendo col Savoia, in C2, nella stagione 1993/94.
"La squadra era tesa, ma siamo riusciti a riportare la serenità e a fare un buon campionato".
Il dado era tratto.
L’anno dopo va al Siena, in C1 "un buon campionato, con una buona piccola squadra".
Una squadra a cui era destinato a tornare la scorsa stagione, a campionato in corso e, tanto per cambiare, per ottenere la salvezza. In serie A, questa volta.
Preferisce lavorare per piccoli club "posso sempre scoprire giovani talenti, e questo mi da grande soddisfazione".
Cosa che andrà senz’altro bene ai Queen’s Park Rangers.