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dic 29 2008

Iain Dowie parla della sua esperienza di allenatore al QPR

Nessun rimpianto traspare dalle prime parole di Iain Dowie, alla sua prima intervista rilasciata a Sky Sport dopo l’esonero rimediato sulla panchina dei Queens Park Rangers a fine ottobre.
Dowie, che ha lasciato Loftus Road dopo 12 partite per essere sostituito prima da Ainsworth e poi da Paulo Sousa ha però ammesso che il suo esonero era inevitabile: "Fin dal primo minuto appena sono arrivato al campo d’allenamento dei QPR ho capito che l’alchimia non era perfetta. I ragazzi si sono tutti dimostrati molto gentili ed accomodanti, Tim ed io siamo arrivati in estate e abbiamo subito puntato a far quadrare la squadra, iniziando dalla difesa. Quando me ne sono andato la nostra difesa era la terza migliore del torneo".
"E’ strano essere stato esonerato avendo il 53% delle gare vinte ed avendo raggiunto i 16i di finale di Coppa di Lega, ma è successo. Io però non sono una persona che cede alle amarezze. Occorre andare avanti ed auguro a loro le migliori fortune".
Chi prendeva le decisioni in seno alla squadra?
"Flavio è stato sempre molto gentile con me, ma la sua presenza mi ha fatto dubitare di avere il completo controllo della squadra. Ho dovuto guardare tutti i giocatori negli occhi e convincerli che le decisioni che venivano prese, venivano prese da me".
Le voci che parlavano di un Briatore che decideva le formazioni erano quindi esagerate, anche se Iain non ha smentito una certa pressione del ‘Chairman’ e del suo modo di vedere la conduzione di una squadra di calcio: "E’ impossibile fare tutto da soli, questo è ovvio. C’è bisogno di una serie di collaboratori per osservare gli avversari, i possibili acquisti, per allenare la squadra, ecc. Il Board voleva avere l’ultima parola su tutto, ed io non avevo problemi ad accontentarli, visto che in definitiva è a loro che spetta prendere le decisioni sulla vita del club. Però non ho mai avuto problemi in merito alle decisioni sulla formazione, che ho sempre preso in autonomia. Per gli altri aspetti del mio lavoro era ovvio che ricevessi consigli, ma non ho mai ricevuto pressioni sulle questioni tecniche".