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nov 13 2012

QPR, soldi spesi per nulla

da RaiSport.it

La rosa della squadra, arricchita in estate da nomi anche interessanti, finora ha prodotto solo quattro pareggi in tre mesi: e sabato arriva una partita cruciale contro il Southampton.

Premier League con una partita, anzi una squadra, sotto esame specifico, come ogni lunedì.
Stavolta, ribaltiamo la prospettiva e andiamo sul fondo, a capire come mai il Queens Park Rangers sia in una posizione così precaria: ultimo con quattro punti, zero vittorie e (ovviamente) quattro soli pareggi in 11 partite (mai due di fila, tra l’altro), e presto eliminato dalla Coppa di Lega, ma questo è un particolare secondario, dal momento che la seconda competizione di coppa del calcio inglese viene presa sul serio solo dalle semifinali, forse dai quarti di finale, in poi.

Il QPR, abbreviazione consolidata, si era salvato all’ultima giornata dello scorso anno, il primo in Premier League dopo una lunga assenza, e solo grazie al pareggio del Bolton Wanderers sul campo dello Stoke City mentre i londinesi si facevano rimontare e sconfiggere all’Etihad Stadium dal Manchester City, che con il gol del 3-2 di Sergio Aguero si aggiudicava il titolo. Terminata la stagione, l’allenatore Mark Hughes aveva promesso che i tifosi non avrebbero più dovuto subire tormenti del genere, ma in realtà quest’anno va ancora peggio. Perché? Vediamolo.
1) campagna acquisti estiva condotta puntando sui nomi più che sulla capacità di fare gruppo dal punto di vista tattico (anche se molti sono arrivati a parametro zero, con esborso del solo stipendio).
2) tra infortuni e incertezze, eccessiva rotazione di uomini nel reparto difensivo, fin qui deficitario.
3) parallela, e grave, la difficoltà a segnare.

È possibile che alcuni dei giocatori presi in estate siano stati consigliati da Hughes, ma l’impressione è che il proprietario malese Tony Fernandes, in perfetta buona fede e con entusiasmo genuino (è uno che su Twitter scrive di frequente i propri pensieri, senza filtro), si sia sbilanciato in alcuni acquisti fidandosi troppo dei nomi, più che della sostanza, e i risultati lo dimostrano. Difensori come Armand Traoré (per scarsa concentrazione) e Ryan Nelsen (per età) non rappresentano il massimo dell’affidabilità, e come si diceva Hughes ha ruotato molto nel reparto con scarsi risultati, tanto che il QPR concede 1.82 gol a gara. In attacco, il 4-4-2, spesso dissimulato da 4-2-3-1, ha prodotto solamente otto reti (solo il Sunderland, che però ha una delle difese migliori del campionato, ha fatto peggio), di cui tre sole in casa, una delle quali su calcio piazzato: se si guarda al possesso palla, il QPR è 9°, con oltre il 50%, segnale dunque di quello che normalmente si chiama proprio possesso sterile, non tradotto in reti. Tutto questo nonostante punta centrale giochi spesso Bobby Zamora, che l’occhio per la porta l’ha sempre avuto, con l’appoggio principalmente di Junior Hoilett, velocista canadese che lo scorso anno era stato tra i pochi dignitosi al Blackburn Rovers. Niente da fare: con Adel Taarabt (nella foto) meno efficace del solito quando usato sulla fascia sinistra – sabato nello 0-1 a Stoke era però in appoggio a Zamora), a centrocampo troppo di frequente agiscono giocatori di bella corsa e scarsa costruzione, e nemmeno Esteban Granero (cresciuto nelle giovanili del Real Madrid con Juan Mata), che era giunto per dare brillantezza e creatività, è finora riuscito a fare molto. Dicono che Fernandes ora, dopo settimane di ammirevole pazienza, abbia chiesto a Hughes di battere il Southampton in casa nello scontro di sabato tra le due squadre peggiori del campionato: il livello tecnico della gara rischia di essere pessimo, ma mai quanto lo stato d’animo dei due allenatori, ovviamente.

Roberto Gotta per RaiSport