A tu per tu con Joey Barton. Sguardo deciso, determinazione e grinta non sono una novità, quando si parla di lui. Più critiche che elogi, per quegli interventi fin troppo “duri” a centrocampo. Il centrocampista del QPR, con un passato anche al Newcastle e al Manchester City svela alcuni aneddoti della sua vita, a partire da quell’adolescenza vissuta tra l’illegalità e la droga, a Huyton, uno dei quartieri di maggior degrado dell’intera Inghilterra. In passato, anche 77 giorni di carcere per una rissa, nel 2008, quando già era un calciatore. Poi, però, il cambiamento. “Sono cresciuto in una realtà molto violenta – ha raccontato Barton al Mirror – dove ho trascorso la mia adolescenza, i padri scommettevano su quale ragazzino fosse il più duro, e noi facevamo dei combattimenti clandestini in giardino”. Ma poi arrivò quella passione, il football. La sua speranza di tutta una vita. “Il calcio mi ha dato disciplina, struttura, ha dato un senso alla mia vita, una via d’uscita”. Un clima irreale, un mondo a sé quello di Huyton, noto per gli abusi. Quando Burton era ancora un ragazzo, suo zio fu assassinato. “Nella mia vita ho dovuto scegliere tra tre strade: quella dell’artigiano, quella della droga e quella dello sport. Ho visto i miei amici ubriacarsi e sperimentare nuove droghe. Pensai: ‘Se faccio anch’io questo, non potrò mai diventare nessuno’. Io possedevo un talento. Era il calcio, e la mia mente si aprì grazie a questo. Quando avevo 24 anni, mio fratello minore fu coinvolto nell’assassinio di un bambino di colore. Mio cugino lo uccise, ma mio fratello era con loro, e adesso sono tutti in prigione. L’unica differenza tra loro e me è che io penso soltanto al calcio. Sono finito in carcere anch’io a 25 anni, ero arrabbiato con il mondo. Pensavo che mi fosse debitore, perché ho potuto imparare la disciplina solo grazie al football. Non ero diverso dai miei amici, mi dispiaceva che loro non avessero avuto una possibilità”. La rivalsa di Barton, che adesso si gode la sua nuova vita: “Quando a scuola l’insegnante mi chiese cosa avrei voluto fare da grande e io risposi che sarei voluto diventare un calciatore, lei mi rise in faccia. Adesso adoro quando la incontro per strada e sono io a ridere in faccia a lei”.