La stagione 1975-76 rappresenta probabilmente l’apice di quei sensi di bellezza e crudeltà che solo il calcio è capace di offrire. Una storia incompiuta, un obiettivo svanito quando ormai sembrava fatta, che vide protagonista il QPR, squadra della zona residenziale e più lussuosa del West London, e il Liverpool di Bob Paisley, club che di lì a poco avrebbe scritto la storia in Inghilterra e in Europa.
I primi furono beffati sul più bello, i secondi alzarono al cielo quel titolo che fino a dieci giorni prima era stato proprio nelle mani dei londinesi.
Gli Hoops erano all’epoca una formazione che aveva attirato su di sé molte simpatie per via del bel gioco espresso, di un talento tutto genio e sregolatezza quale Stan Bowles e per quel fascino che esercitavano le divise da gioco bianche e blu. Pur avendo raggiunto al promozione in First Division solo due anni prima, al QPR non mancavano certo le ambizioni, come dimostrava in panchina la presenza di Dave Sexton, manager con un importante passato nel Chelsea e un palmares di 1 FA Cup vinta nel 1969-70 e una Coppa delle Coppe ottenuta nel 1970-71.
La stagione 1975-76 era cominciata proprio con la sfida di Loftus Road tra il QPR e il Liverpool. Fu un match a senso unico, al termine del quale gli uomini di Paisley tornarono nel Merseyside con un pesante 2-0 sul groppone.
Dopo un pareggio casalingo contro l’Aston Villa nel turno successivo, gli Hoops sbancarono il Baseball Ground di Derby per 1-5, per poi incappare in una serie di tre pareggi consecutivi contro Wolverhampton Wanderers, West Ham e Birmingham City, prima di tornare al successo contro il Manchester United. Da lì in avanti il QPR totalizzò 6 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte in 14 partite, riscontrando un calo di risultati tra dicembre e gennaio.
Con l’avvento del nuovo anno, la squadra cambiò marcia e ottenne una striscia positiva di 11 vittorie e 1 pareggio, prima che una maledetta trasferta a Norwich interrompesse la loro marcia trionfale verso il titolo.
17 Aprile 1976, si gioca a Carrow Road, nella tranquilla e orientale regione dell’East Anglia. E’ la terzultima giornata di campionato, il QPR si trova al comando con 55 punti, tallonato dal Liverpool a una sola lunghezza di distanza. Gli Hoops non possono fallire l’appuntamento con la vittoria contro una squadra di metà classifica che non ha più da chiedere al campionato. Momento migliore per presentarsi a questa delicata sfida non può esserci, considerate le 11 vittorie e il pareggio rimediato contro lo Sheffield United fanalino di coda. Quel sabato ci sono tutti i presupposti per tornare a Londra vittoriosi, ma qualcosa va storto e fa crollare il castello di carta costruito dalla truppa di Sexton nei tre mesi e mezzo precedenti. I Canaries vincono 3-2 dopo essere stati in vantaggio anche di due reti e a nulla vale nel finale l’autorete di Powell. La tensione di quei 90’ si tagliava con il coltello, il nervosismo cresceva in maniera esponenziale in campo e fuori, con scontri e incidenti sugli spalti a far da cornice a una giornata negativa sotto tutti i punti di vista. Dulcis in fundo, giunse notizia che il Liverpool si era sbarazzato facilmente dello Stoke City per 5-3 e nell’era dei due punti a partita scavalcò gli Hoops in testa alla graduatoria. Con due partite ancora da giocare, la classifica segnava Liverpool 56, QPR 55.
Nemmeno il tempo di digerire il clamoroso ko di Carrow Road che il QPR si ritrovò ad ospitare in casa l’Arsenal, formazione ancorata ai bassifondi e che alla fine si posizionerà a soli 6 punti dalla relegation zone. Davanti a 30.362 spettatori, gli Hoops ebbero la meglio per 2-1 e tennero ancora vivi i residui sogni di gloria, dal momento che i Reds spazzarono via il Manchester City per 3-0 e rimasero da soli in vetta.
Tutto si sarebbe deciso all’ultima giornata, nella quale il QPR avrebbe ospitato il Leeds. Il Liverpool era invece impegnato a Wolverhampton, contro i Wolves ancora in lotta per evitare una salvezza che tuttavia dipendeva dal Birmingham City, una cui vittoria o pareggio li avrebbe condannati alla Second Division indipendentemente dal loro risultato.
Il 24 Aprile 1976, il QPR risolse la pratica Leeds con un 2-0 frutto dei gol di Thomas e Bowles, scavalcando il Liverpool e issandosi in testa alla classifica. E il Liverpool? I Reds, a causa degli impegni europei, si videro rinviare la partita contro il Wolverhampton al 4 maggio, stesso giorno in cui il Birmingham City sarebbe sceso in campo a Bramall Lane contro i Blades già retrocessi.
In quei dieci, interminabili, giorni che precedettero la sfida del Molineux, il QPR fu virtualmente campione d’Inghilterra. Furono i dieci giorni più lunghi nella storia di questo club del West London, dieci giorni vissuti con la consapevolezza di aver dato il massimo e di non poter fare altro che sperare in un aiuto divino.
Ed è in questo momento che entrano in gioco l’irrazionalità, la crudeltà e al tempo stesso la bellezza trasmesse da questo meraviglioso sport. Nonostante a Loftus Road il tempo pareva essersi fermato, quel 4 maggio 1976 finalmente arrivò. I giocatori del QPR furono invitati dalla BBC a seguire la partita del Liverpool nei loro studi, situati proprio nei pressi dello stadio.
Davanti alla TV e tra lo stupore generale, i Wolves passarono in vantaggio: pareva che il sogno si stesse miracolosamente realizzando, ma prima ancora che il popolo di fede Hoops potesse esplodere di una gioia covata da anni, arrivò la più tremenda delle docce gelate, quella capace di gettare nello sconforto totale anche il più audace degli ottimisti. Il Birmingham City aveva pareggiato 1-1 con lo Sheffield United ed era aritmeticamente salvo. La notizia si diffuse rapidamente anche al Molineux, in campo e sugli spalti. Il morale dei giocatori crollò a terra e il Liverpool segnò due volte, piazzando il sorpasso. Mancavano pochissimi minuti al termine e in casa QPR non restava che aggrapparsi a un’ultima, flebile speranza, con calciatori e tifosi impotenti davanti a uno schermo ad osservare il corso degli eventi che tutto d’un tratto si era fatto così ostile e spietato. Un eventuale 2-2 avrebbe sancito la vittoria del titolo da parte del QPR, ma ad interrompere la favola sul più bello e a porre definitivamente la parola fine ci pensò Kennedy: 3-1 per i Reds, lacrime di gioia nel Merseyside e pianti disperati a Loftus Road.
Il Liverpool, dopo quel titolo vinto al fotofinish, si avviò verso l’elite del calcio europeo, conquistando l’anno dopo a Roma la prima Coppa dei Campioni della sua storia contro il Borussia Moenchengladbach, seguita da una miriade di altri successi in patria e in Europa nelle stagioni a venire.
Al QPR rimase l’amaro in bocca per aver fallito l’appuntamento con un traguardo impensabile alla vigilia di un campionato maledettamente emozionante, irripetibile, ma soprattutto beffardo. Eppure, mai nessuno dimenticherà quel gruppo formato da Phil Parkes, Dave Clement, Ian Gillard, Frank McLintock, Dave Webb, John Hollins, Gerry Francis, Don Masson, Mick Leach, Stan Bowles, Don Givens e Dave Thomas. Non vinsero nulla, ma fecero parte di quella squadra, imbattuta in casa, che sconfisse tutti gli altri club di First Division (a parte il West Ham), giocando con la spensieratezza di chi non si pone limiti e non ha paura di volare in alto per raggiungere la cima. Un destino avverso, celatosi sotto forma di un’infausta trasferta a Norwich, abbatté dalla montagna una squadra che tanto aveva osato e che andò ad un passo dal riscrivere la storia. Una storia incredibile, folle, a tratti persino dolorosa che tuttavia, siamo sicuri, dalle parti di Loftus Road non si stancheranno mai di raccontare.
(un altro splendido articolo di UKPremier.it!)